
La Tecnologia, i Social e i Videogiochi per gli adulti e i ragazzi, soprattutto in seguito al ritiro sociale da Covid-19, sono una fonte di benessere o di autoreclusione volontaria, ansia e fobia sociale?
Questi ultimi due anni sono stati un punto di svolta per la nostra società a causa della pandemia da Covid-19 che ha messo in ginocchio le nostre vite e ha ridefinito la nostra routine quotidiana in molti modi, dalla didattica al lavoro da casa, dalla libertà di uscire al dover stare nella propria abitazione, cambiando radicalmente l’impatto della tecnologia sulle nostre relazioni e attività sociali.
Da marzo 2020 abbiamo provato una moltitudine di emozioni diverse: rabbia, ansia sociale, senso di impotenza, frustrazione, solitudine, incertezza sul proprio futuro e su come sarebbe cambiato il mondo dopo quella strana primavera.
Le limitazioni e cautele rispetto all’ uscire di casa e al frequentare persone ci hanno privato di quella spontanea libertà di uscire, muoversi, incontrare amici e parenti o semplicemente recarci a prenotare una visita medica.
Nel contempo per alcuni la tecnologia, i social e i videogiochi, pur in isolamento, hanno dato modo di continuare a lavorare o studiare e dedicarsi alle proprie passioni, mantenendo quel labile filo di collegamento alla vita di tutti i giorni. Ad altri invece, e soprttutto ai ragazzi e agli adolescenti, ha causato difficoltà relazionali, bisogno o desiderio di isolamento, ritiro sociale o auoreclusione volontaria.
C’è pertanto chi durante il COVID-19 è stato invaso da un forte senso di creatività riprendendo a cucinare o a suonare, dipingere o, più semplicemente, utilizzare la tecnologia oggi disponibile interagendo più intensamente tramite i videogiochi e i social network.
C’è chi invece ha sviluppato ansia sociale e paura di affrontare situazioni di incontro impiegando Instagram, Facebook, Snapchat, Tik Tok e i videogiochi in modo sempre più massiccio e solitario, attuando un vero e proprio isolamento e auoreclusione volontaria.
Questi aspetti sono stati al centro di vari dibattiti e analisi, in quanto i Social e i Videogiochi sono stati i passatempi più seguiti da adolescenti e giovani adulti durante la pandemia e nei lockdown che abbiamo avuto tra il 2020 e la prima metà del 2021.
In questo periodo oltre all’aumento nell’utilizzo dei Social vi è stato un vero e proprio boom nell’uso dei videogiochi. Ciò ha comportato anche una notevole crescita del settore delle industrie videoludiche. Da notare che i giochi più scaricati in questo periodo questi hanno tutti in comune un aspetto fondamentale: la socialità.
Non a caso I videogiochi che hanno registrato record di vendite e download sono quelli che hanno una forte componente multiplayer, in cui gli adolescenti hanno trovato modo di giocare con amici o con estranei provenienti dall’altra parte del mondo, nutrendo la loro “fame” di socialità in un periodo di distanziamento sociale obbligato come quello causato dal COVID-19.
Tuttavia, questo aspetto se da un lato ha soddisfatto alcuni bisogni di relazione e di socialità, dall’altro ha creato in molto ragazzi costretti all'”isolamento da pandemia”: dipendenza, isolamento fisico continuato, autoreclusione volontaria e difficoltà di vario tipo.
Molti psicologi, medici, pediatri, educatori e genitori, hanno subito pensato all’uso della tecnologia come una minaccia mentre gli adolescenti l’hanno tendenzialmente vista solo come un’opportunità, sottovalutandone troppo spesso i pericoli.
Isolamento, autoreclusione volontaria e dipendenza dai nuovi media
La dipendenza dai nuovi media (e dalla tecnologia in generale) è un fenomeno che esiste da molto prima della pandemia, ma si è aggravata fortemente con l’isolamento obbligato (distanziamento) da COVID-19.
Per molti ragazzi e adolescenti avere uno smartphone e condividere i propri contenuti su varie piattaforme social è una prassi positiva e abituale mentre per molti genitori è una preoccupazione dato che constatano l’enorme quantità di ore che i ragazzi trascorrono con i propri device tecnologici.
Esiste quindi lo “spettro” della dipendenza dai social e dai videogiochi e il pericolo di varie forme di autoreclusione volontaria?
Questo rischio di dipendenza esiste assolutamente. Usare in modo positivo la tecnologia come mezzo per scacciare quella solitudine e senso di isolamento che in molti hanno provato durante la pandemia è stato ed è indubbiamente utile. In ogni caso, però, bisogna prestare molta attenzione alle possibili conseguenze negative che essa può dare.
La solitudine e dipendenza che alcuni (soprattutto adolescenti e ragazzi) continuano ancora oggi a provare come conseguenza del lungo periodo in cui si è stati chiusi in casa, in molti casi si è purtroppo trasformata in una forma di:
- ansia e fobia sociale;
- ritiro isolazionismo e rifiuto dei rapporti anche con familiari, compagni o amici;
- autoreclusione volontaria nella propria camera.
Proprio per questo è molto importante essere sempre molto attenti a cogliere i possibili segnali di isolamento da “Hikikomori”. Intendendo per Hikikomori una persona che ha scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale di persona, spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento.

La solitudine è uno stato mentale che crea forte disagio emotivo
Stando alle parole di John Cacioppo, psicologo e ricercatore all’Università di Chicago, la solitudine è uno stato mentale che crea forte disagio emotivo (ansia, paura e fobia sociale) e aumenta comportamenti volti all’isolamento e all’evitamento relazionale. Proprio per questo in molti adulti, ragazzi e adolescenti possiamo osservare:
- perdita della motivazione;
- peggioramento della qualità del sonno;
- adozione di un pericoloso stile di vita sedentario.
Tutti aspetti su cui è importante intervenire in modo appropriato per evitare ulteriori o successivi possibili pericoli psicologici.
La tecnologia, infatti, se viene usata con parsimonia e positività può essere un importantissimo mezzo per ridurre la solitudine creando ambienti virtuali di ritrovo, scambio e di crescita personale. Se invece viene usata in modo eccessivo può realmente divenire causa di paura, ritiro sociale, autoreclusione volontaria, ansia e fobia sociale anche assai preoccupanti.
Proprio per questo tutti i genitori e gli operatori socio-sanitari, psicologi in primis, devono rimanere vigili e impegnarsi affinché vi sia un utilizzo della tecnologia che diventi reale supporto e aiuto nei rapporti sociali senza che essa possa sostituire le relazioni significative e di presenza.
Trasformando quindi i social e i videogiochi in fonte di vicinanza e benessere con gli amici senza mai divenire una forma di patologia, autoreclusione volontaria o di ansia e fobia sociale.
Per fare ciò, naturalmente, una grande attenzioni andrà dedicata al favorire una corretta psicologia del benessere attuata anche attraverso una valida gestione del tempo e dei luoghi di permanenza sui social o sui videogiochi.
Tecnologia come via di corretta socialità o di fuga patologica?
Soprattutto in questo specifico periodo difficile, occorre chiedersi: quando è giusto preoccuparsi di come viene utilizzata la tecnologia e quando essa è un mezzo per coltivare una corretta socialità senza trasformarsi in una patologica via di fuga?
Questi interrogativi sono stati al centro di giuste preoccupazioni da parte di genitori, psicologo ed eucatori che hanno visto i figli e i ragazzi essere più o meno completamente “risucchiati” dallo schermo.
Le attenzioni che vengono utilizzate per i videogiochi da parte di molti genitori dovrebbero essere dedicate anche alle modalità di permanenza sui social (che spesso sono potenzialmente ben più pericolosi) al fine di evitare che si trasformino in fonte di patologia.
La società italiana IIDEA – Italian Interactive & Digital Entertainment Association – ad esempio, ha lanciato, durante la pandemia da COVID-19, la rubrica #FamilyPlaying ovvero uno spazio in cui venivano dati consigli e suggerimenti su come utilizzare i videogiochi con i propri figli.
Questo per garantire ai genitori maggiore consapevolezza su un tipo di tecnologia magari a loro sconosciuto e per aiutare madri e padri a scegliere i videogiochi da regalare ai figli tenendo presente il loro target d’età.
Riflettendo anche su cosa possono portare di positivo i videogiochi nelle vite dei loro figli, sull’importanza dell’equilibrio del tempo dedicato ai videogiochi e su quello destinato alle altre attività, su ciò che può andare oltre il lockdown stesso rimanendo attuabile anche quando la pandemia da COVID-19 diverrà finalmente solo un (si spera) lontano ricordo.
I consigli del famoso calciatore Alessandro del Piero
Lo stesso Alessandro del Piero, famoso giocatore e campione di calcio, ha preso posizione su questo tema dando alcuni consigli ai genitori.
- Informati su cosa piace ai tuoi figli e, meglio ancora, gioca con loro;
- stabilisci quanto tempo la famiglia può dedicare ai videogiochi e quanto può spendere;
- Imposta i controlli parentali prima di consegnare la console ai tuoi figli;
- Discuti le regole con la famiglia e coinvolgila;
- Ricorda che le regole possono sempre essere cambiate!”
Cos’è la Media Education
La consapevolezza sull’uso della tecnologia, sull’importanza dei contenuti e della privacy all’interno dei social network ha un nome ben specifico: Media Education.
La Media Education è un’attività educativa finalizzata a sviluppare, sia nei giovani che nei genitori, informazioni e comprensione critica rispetto ai nuovi media. Partendo dal presupposto che una corretta conoscenza migliora la qualità e l’utilizzo consapevole di questi media nella nostra attuale società che è ormai in un continuo cambiamento di tipo digitale.
I Media vanno ormai ben oltre al mero artefatto tecnologico essendo un importante fenomeno di linguaggio e di trasmissione di cultura giovanile.
In conclusione se è necessario evitare di demonizzare l’utilizzo dei social e dei videogiochi riconoscendone i vantaggi che offrono, bisogna comunque essere sempre molto vigili e attenti:
- nello scongiurare i pericoli e le insidie sociali che possono dare (ansia e fobia sociale, forme di autoreclusione volontario, isolamento da “Hikikomori, ecc.);
- nel tenere sotto controllo e contenere i pericoli che questi nuovi media hanno al loro interno (cyberbullying, TikTok challenges, e così via);
così da saperne gestire ed evitare gli aspetti dannosi, sia come genitori, psicologi, educatori, sia come diretti fruitori delle varie piattaforme e servizi disponibili.
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