Quando elaborare il lutto diventa un processo naturale verso il futuro e quando invece si trasforma in patologia o in malattia mentale?
Elaborare il lutto diventa un percorso verso un nuovo futuro in cui invece di vivere nel dolore e nella mancanza ci si riapre alla vita, quando:
- vengono mantenuti i rapporti di vicinanza con le persone care che fanno parte della propria esistenza: parenti, amici, conoscenti, colleghi;
- la gestione del lutto ha una durata limitata nel tempo che non supera i 2 anni;
- dopo un periodo di 6 mesi si supera la tristezza profonda e l’eventuale depressione post-mortem;
- l’intensità e la durata del dolore diventa decrescente nel tempo riuscendo a superare il dolore;
- si continua, salvo eventualmente un breve periodo, a prendere cura di se e della propria casa, cucinando, lavandosi, tenendo pulita l’abitazione, uscendo di casa per le varie incombenze;
- ci si fa una ragione della perdita avuta riaprendosi alla vita.
Tutti noi, prima o poi, ci troviamo a dover elaborare il lutto soffrendo profondamente per la morte di un parente o amico che abbiamo amato e amiamo.
L’esperienza che viviamo con una perdita, oltre a metterci davanti alla necessità di elaborare il dolore, crea delle problematiche fisiche e psicologiche caratteristiche della gestione del lutto. Dando di sovente difficoltà e possibili crisi.
Cerchiamo quindi di capire quando il modo che si ha di elaborare il lutto è normale, fisiologico e quando, invece, è problematico o “patologico”.
Capire se un lutto normale è o “patologico”

Molto spesso chi si trova a dover superare il lutto vive anche dei momenti particolari e molto difficili in cui mette magari anche in dubbio la propria salute mentale.
Normale è, per esempio, se chi ha subito un lutto vive l’illusione di aver visto il proprio caro in mezzo a una folla, o che camminava sull’altro marciapiede o su un’auto, o che era affacciato a una finestra. Invece di preoccuparsi se succede una cosa del genere è importante sapere che ciò capita, per un certo periodo, a quasi tutti coloro che si trovano nella condizione di dover elaborare il lutto che hanno subito.
Patologico è invece quando, ormai passati più mesi dall’accadimento del lutto – vari studiosi parlano di un periodo di 6 mesi – ancora si continua a veder comparire il proprio caro oppure, trascorso più di un anno dal lutto, si prova ancora una pesante tristezza.
Quando i pensieri di tristezza e solitudine sono normali?
I pensieri e le emozioni di tristezza e solitudine sono normali e comprensibili se perdono di intensità nel tempo. Se invece rimangono intensi sono un campanello d’allarme che richiede attenzione e aiuto psicologico.
In molti dopo aver subito un lutto s’interrogano, anche se in modo astratto, su quale sia la loro ragione di vita, lo scopo della loro vita. Queste domande sono perfettamente normali.
Ma se si continua nel tempo a porsi questo tipo di domande, se ci si ripete che non c’è motivo per continuare a vivere, o si comincia a pensare con insistenza alla propria morte, allora dobbiamo considerare quello che sta capitando come preoccupante e patologico. E chiedere aiuto.
Se la tristezza è forte nonostante il passare delle giornate o sfocia in stati di depressione, persistente fiacchezza e prostrazione, o se emergono pensieri suicidari, allora possiamo affermare che si è passati dalla normalità alla patologia. E bisogna intervenire con sollecitudine chiedendo aiuto.
La diagnosi di normalità o di patologia nell’elaborazione del lutto

Per fare una diagnosi di normalità o di patologia è importante notare se chi deve elaborare il lutto avverte ancora a distanza di tempo molti dei sintomi connessi all’elaborazione del dolore, quali:
- forte struggimento per il defunto;
- grande difficoltà ad andare avanti;
- sensazione che la vita non abbia senso;
- amarezza o rabbia per la perdita che duri più di sei mesi.
L’elaborazione del dolore: il “dolore anormale”
Se il concetto di lutto patologico esiste da quasi un secolo, la diagnosi di “lutto prolungato”, “dolore grave e duraturo” che non passa, è abbastanza recente.
Alcuni ricercatori hanno sottolineato come i farmaci antidepressivi sono in grado di ridurre i sentimenti depressivi, la tristezza e il senso d’inutilità. Altri invece sostengono che se i contenuti depressivi sono legati a un evento luttuoso, i farmaci incidono poco.
Questi stessi ricercatori hanno però rilevato come quegli stessi farmaci non hanno dato significativi vantaggi in merito ad altri aspetti connessi all’elaborare il lutto quali: dolore persistente, dolore consumante o consunzione da dolore, riduzione dei pensieri intrusivi, struggenti e invadenti sulla sorte subita o sulle cause della morte avuta.
Come già detto, a questo proposito, il dolore che si prova durante l’elaborazione del lutto è normale se diviene decrescente nel tempo mentre diventa preoccupante se rimane persistente.
Elaborare il lutto patologico o “complicato”
I clinici, partendo dai concetti di dolore persistente, consumante o mancata riduzione dei pensieri intrusivi, sono arrivati a sottolineare la diagnosi di “lutto patologico o lutto complicato”.
Negli anni vari studi hanno rivelato anche come il dolore persistente e consumante può far aumentare il rischio di queste malattie: problemi cardiaci, ipertensione e tumori.
Holly G. Prigerson e altri hanno sottolineato l’insorgenza di patologie da “dolore traumatico” quando si ha, ad esempio in permanenza di: un forte desiderio quotidiano del proprio caro che è venuto a mancare, preoccupazione per la sorte del defunto, difficoltà ad adattarsi, nonostante il passare del tempo, alla perdita luttuosa che si è venuta a creare.
Nei casi sopra descritti, come peraltro in tutti i casi di “depressione maggiore” e di PSTD “stress post-traumatico” e di “stress post-traumatico da lutto”, diventa importante farsi aiutare da un bravo psicologo e psicoterapeuta abituato a lavorare su queste problematiche di presenza o online, in modo da poter aiutare chi sta soffrendo ad elaborare il lutto con successo.
Arrivando a superare il cosiddetto lutto prolungato o complicato. In modo che l’elaborazione del dolore e la gestione del lutto si completi permettendo di trovare dapprima tranquillità e poi, nel tempo, trovare la felicità.
Rimane evidente che nel caso in cui ci si trova in una situazione di elaborazione del lutto difficile oppure davanti a un lutto complicato o patologico, il farsi aiutare è di grande importanza e non è rimandabile. Più passa il tempo più l’effetto del lutto diventa pericoloso e complicato per l’equilibrio della persona che soffre.