Cosa causa: l’impossibilità di riuscita nel dimagrire o nel fare le diete, la presenza di obesità o di disturbi alimentari, la paura di parlare in pubblico o la comparsa di un blocco durante un’esposizione o un’interrogazione, il fallimento nello studio o nella riuscita professionale, sportiva o economica?
La presenza di un”Autosabotaggio, che altro non è se non una “Condanna Psicologica al NON riuscire”.
Spiegando meglio di cosa si tratta, l’autosabotaggio è ciò che impedisce di ottenere un risultato voluto. Esso si verifica quando la motivazione profonda di una persona va in senso contrario rispetto alla volontà conscia, ovvero quando l’inconscio percepisce che è meglio, più giusto, più sicuro o comunque preferibile mantenere una certa problematica (depressione, dolore cronico, sovrappeso, fobie, cattive abitudini, fallimento nel parlare in pubblico o nell’ottenere determinati risultati di vita o sportivi, ecc.) piuttosto che eliminarla.
La presenza di un autosabotaggio di solito si verifica quando vi è una resistenza inconscia al cambiamento o miglioramento che consapevolmente una persona vuole e desidera.
Il famoso psicologo americano Roger Callahan coniò il termine e riportò le proprie osservazione nella ricerca “Come i dirigenti superano la paura di parlare in pubblico e altre fobie”.
Descrisse, inoltre, una tipologia di pazienti che, pur dicendo di voler essere curati, sembrano impossibili da aiutare: resistevano ad ogni terapia mettendo in atto comportamenti autodistruttivi e di sabotaggio e citò il caso diventato celebre di una donna in forte sovrappeso che cercava da anni senza successo di perdere peso.
Utilizzando dei metodi diagnostici tipici della kinesiologia e della psicologia energetica, Callahan scoprì infatti che non solo la signora aveva difficoltà ad immaginarsi snella, ma che la parte più profonda di lei si sentiva minacciata dal dimagrimento.
Egli giunse ed evidenziare che la resistenza di quella donna era frutto di un’esperienza traumatica e derivava dalla paura, una volta tornata magra, di essere molestata: a livello razionale la signora desiderava davvero cambiare diventando magra, ma il suo subconscio, molto più potente, prevaleva sulla scelta consapevole tenendo attivi i comportamenti alimentari indesiderati che causavano il mantenimento dei “chili in eccesso”.
Anche se l’Autosabotaggio mira, seppur in modo strano o paradossale, al bene dell’individuo, (proteggendo in modo apparentemente strano o inadeguato da un pericolo, che magari non è neanche è più attuale, o procurandogli un vantaggio secondario), l’inconscio e il corpo possono effettivamente diventare “dipendenti” da problematiche, comportamenti, situazioni o emozioni negative,
seppure queste creino disagio o impedimenti.
Spesso ciò è dovuto a una:
- paura di perdita dell’identità o una parte della propria identità o immagine personale: per qualcuno che abbia convissuto con un trauma, un dolore cronico, un’ansia, emozione, fobia, impedimento o un altro problema per molti anni, quello stato può diventare una parte della sua identità o immagine personale a cui è difficile rinunciare. Se poi quell’elemento è comune al suo ambiente familiare o gruppo di amici superarlo o rinunciarvi potrebbe significare anche perdere un fattore di legame, appartenenza o condivisione;
- paura di responsabilità connesse a una certo risultato o cambiamento: il problema costituisce un rifugio per non mettersi in gioco e il subconscio potrebbe pensare: “Se supero questa questione, non avrò più una scusa per sottrarmi a …”, oppure “se supero questa questione, dovrò assumermi la responsabilità di …….”.
- paura dell’ignoto o di prospettive sconosciute: una situazione già sperimentata e anzi abituale, per quanto negativa, è percepita a livello profondo come più sicura, protettiva o rassicurante;
- convinzione di non meritare di liberarsi del problema.
- ricerca di un “vantaggio secondario”: attenzioni che altrimenti non saremmo sicuri di poter ottenere, privilegi legati a una condizione di debolezza, soddisfazioni legate al sentirsi in qualche modo speciali, ecc.
- timori di possibili conseguenze negative, di cambiamenti, timori di perdere relazioni o affetti, ecc. (ciò che in psicologia prende il nome di “perdite secondarie”).
- incapacità di perdonare, dimenticare un torto o una violenza subita o di reagire adeguatamente a un evento per via di un blocco o di una inibizione.
Quindi cos’è un Autosabotaggio? E’ l’evidenziazione che il “liberarsi di un problema, di un blocco, di un impedimento o di una incapacità” rappresenta un cambiamento che a livello inconsapevole una persona non è ancora pronti a fare.
E cosa permette di superare e risolvere un Autosabotaggio? Un intervento psicologico (e di rinforzo) che diviene efficace (e ciò può richiedere del tempo), nel rendere la parte inconscia disponibile a lasciare andare la “modalità problematica” e a fare proprio il risultato che la parte consapevole desidera.
N.B. altri aspetti di questo tema sono nell’articolo: Psicologia del vincere e del perdere nello Sport e nella Vita: la Nikefobia, ovvero VINCO, Vincoo, vincoooooo …. NO: HO PERSO ANCORA!!!!
https://coachingmilano.com/nikefobia-sport-vita-psicologia-vincere-perdere
Armando Pintus, Coach Psicologo a Milano, Psicoterapeuta e Formatore specialista nello sviluppare Autostima, Benessere, Efficacia e Risultati.
Non fa solo il Mental Coach dato che da 30 anni fa Coaching Psicologico con ogni cliente su ciò che più dà soddisfazione, riuscita, successo e risultati.
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