Psicosomatica e psicologia cardiologicaca, gli argomenti che tratto in questo video sono questi:
00:48 Malattia coronarica: nel ridurre il rischio c’è un ruolo per lo psicologo clinico?
02:30 La gestione dei traumi e delle emozioni nelle malattie cardiovascolari;
05:25 L’ aiuto dello psicologo clinico;
07:12 I pazienti che sospendono le terapie: perchè lo fanno?
10:09 “Il triangolo delle Bermude” dal punto di vista cardiovascolare;
14:49 Il risentimento: una delle emozioni più pericolose per la salute;
15:48 Come rendere meno probabile le recidive di malattia;
17:16 Il mio metodo per aiutare i pazienti a gestire meglio le patologie e problematiche cardiovascolari;
19:27 Come può essere d’aiuto uno psicologo clinico.
Psicosomatica e Psicologia Cardiologica: i fattori di rischio traumatici, emotivi e psicologici nelle malattie cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari spesso hanno delle cause scatenanti o hanno delle aggravanti derivanti da traumi, sofferenze ed emozioni che agiscono sul cuore e sulla circolazione sanguigna.
Questo video è tratto dall’intervento su “Fattori di rischio Cardiovascolari: quale ruolo per lo Psicologo Clinico?”, tenuto dal Dr. Armando Pintus all’ VIII Corso Superiore di Aggiornamento in cardiologia, presieduto dal Professor Alberto Margonato (In VIII CORSO SUPERIORE DI AGGIORNAMENTO IN CARDIOLOGIA)
Riporto qui di seguito la mia relazione su “Psicosomatica e Psicologia Cardiologica: quale ruolo per lo psicologo clinico”.
Per me Prof. Alberto Margonato è un piacere perché ho una grossa stima professionale per lui che è anche un caro amico, presentare il Dottor Armando Pintus che è uno psicologo con grosse competenze in campo di malattie cardiovascolari. Io credo molto nel potere della mente, soprattutto nelle malattie cardiovascolari, quindi lui è uno psicologo clinico: quindi vede pazienti e li aiuta quando si ritiene che un paziente con fattori di rischio possa avere anche un problema a livello psicologico.
Chiaramente, vale la pena sicuramente di sentirlo e di farsi aiutare anche dello psicologo.
Quindi il titolo della lettura che le ho affidato “Malattia coronarica: nel ridurre il rischio: quale ruolo per lo psicologo clinico?“. Prego Armando e grazie.
Intervento del Dr. Armando Pintus su psicosomatica e cardiologia psicologica
Buongiorno a tutti voi, ringrazio il Prof. Alberto Margonato, è un piacere per me essere qui.
Vorrei fare un intervento in cui, magari, vi dò qualche strumento utile, se posso, portandovi una prospettiva diversa da quella abituale.
Tant’è che vorrei lanciare, come dire, delle considerazioni attinenti al tema della “psicologia cardiologica”. Voglio quindi parlarvi della logica che sottende, dal punto di vista psicologico, alle malattie cardiovascolari.
Ovviamente, io non ho lo scopo di insegnare nulla a tutti voi, ci mancherebbe, perché ritengo che, a volte, aprire lo sguardo su ulteriori aspetti più squisitamente relazionali o psicologici inerenti al paziente, potrebbe essere di utilità.
Bene, sono uno psicoterapeuta e seguo anche alcuni sportivi, nella mia attività mi occupo soprattutto di gestione dei traumi e delle emozioni e, sostanzialmente, sono un appassionato degli aspetti di psicologia del risultato e di psicosomatica.
Quello che voglio dirvi è questo: la gestione dei traumi e delle emozioni può essere un punto nodale e importantissimo per quanto riguarda le malattie cardiovascolari.
Perché? Per un motivo molto semplice: se noi ci chiediamo in che “cosa può essere soprattutto utile lo psicologo clinico?” quello che ci possiamo dare come risposta è prima di tutto, come voi ben sapete, la riduzione dello stress. Stress che porta a molte problematiche, tra cui il dolore al centro del petto, ipertensione, infarto, tachicardia… Tutti aspetti che voi conoscete benissimo.
Un altro aspetto che ci può interessare, ad esempio, è: “Come mai certi pazienti hanno la pressione alta? Che cosa porta alla pressione alta?” La risposta che diamo solitamente in modo molto netto o semplice è … l’ansia.
D’accordo, ma che cosa innesca l’ansia e che cosa innesca, in particolare, le problematiche cardiovascolari?
Psicosomatica e psicologia cardiologica: Ansia, stress e malattie cardiovascolari
Andrew Bernstein, che molti di voi certamente conoscono molto bene, diceva che “alcune persone sono così abituate a vivere lo stress che non ricordano com’era la vita senza di esso”.
Infatti, molte persone sono talmente abituate a vivere a un ritmo di intensità ansiogena tale da mettere sotto sforzo il proprio apparato cardiovascolare, senza nemmeno rendersene conto.
Con queste persone è più che evidente che lo psicologo clinico, soprattutto se è uno psicoterapeuta e ha conoscenza di psicosomatica, può essere di grande aiuto nell’affiancare il cardiologo e il paziente al fine di evitare che determinate patologie possano evolvere in senso peggiorativo, oppure che ci possano essere nuove insorgenze patologiche e recidive.
Albert Einstein diceva che “Il nostro modo di pensare crea problemi che lo stesso modo di pensare non potrà risolvere“. Ciò è interessante perché, in poche parole, Einstein ci dice che se una persona si è trovata a vivere le dimensioni problematiche che hanno dato luogo a una malattia, ben difficilmente potrà risolvere da solo dette problematiche.
E questo, ovviamente, porta lo psicologo in prima linea nell’affiancare il cardiologo e nell’aiutarlo a risolvere quegli aspetti psicologici o emozionali che possono essere cause scatenanti o cause aggravanti di una patologia.
Quindi, lo psicologo cosa può fare? Può aiutare a migliorare il modo che le persone hanno di muoversi e di “guidare” nella propria vita (laddove naturalmente il concetto di “guidare” è una metafora) e quindi aiutare le persone a gestire meglio gli strumenti che hanno a disposizione per governare meglio la propria vita.
Ad esempio nell’eliminare delle esperienze negative o traumatiche.
Le esperienze traumatiche di tipo cardiologico, lasciano un segno e alcune patologie cardiologiche inevitabilmente riportano in modo diretto a determinati e specifici traumi.
Psicosomatica e psicologia cardiologica: le emozioni negative ripetute, lasciano un segno.
Il rischio di malattia aumenta quando vi sono dei traumi e delle emozioni negative. E quando ci sono queste due condizioni, conoscere delle tecniche per aiutare le persone a lasciare andare le emozioni negative, per così dire, ripulire gli aspetti negativi di un trauma, può essere estremamente utile per la salute del paziente.
Certe emozioni, decisioni, blocchi, impedimenti psicologici portano le persone ad agire in un certo modo e ad avere certi risultati.
Per esempio, ieri mi ha colpito moltissimo il Professor Margonato in un intervento, che ho trovato veramente illuminante, in cui parlava del 24 % dei pazienti che hanno subito un infarto e che sospendono la terapia sette giorni dopo le dimissioni.
Naturalmente, sembra un comportamento totalmente privo di senso, però se questo accade, ovviamente, accade per dei motivi molto specifici e molto chiari.
L’ altra cosa che mi ha colpito è che nel primo mese dopo le dimissioni il 34 % dei pazienti interrompe uno dei tre farmaci salvavita che gli vengono dati!
Per non parlare del 50 % delle persone che, dopo sei mesi, non prende più nessuna medicina o del 12 % che interrompe dopo un mese, se ricordo bene, tutte e tre i farmaci.
Il Professor Margonato parlava anche di alcune cause aggravanti, tra cui citava la depressione: che è un altro grande tema in cui uno psicologo clinico può essere d’aiuto.
Tornando comunque al punto precedente: il benessere o le malattie dipendono dal modo in cui paziente sta nella sua vita.
Psicosomatica e Psicologia Cardiologica: emozioni e perdita delle priorità
Molte persone, ad un certo punto, fanno un bilancio e si rendono conto di essere finiti fuori bersaglio, e di avere magari perso le vere priorità.
E qui vorrei parlarvi brevemente, adesso, delle emozioni.
La rabbia, come voi sapete, ha degli effetti molto rilevanti sulla pressione arteriosa, sugli aspetti digestivi e su tutto l’organismo.
La preoccupazione, lo shock, lo sconcerto in certe circostanze sono tutte tematiche che portano le persone a una sofferenza spesso sottaciuta e negata o semplicemente trascurata.
E quindi abbiamo la sensazione di avere pesi addosso, frustrazione, senso di impotenza e di non poterne venire fuori. E sono tutti aspetti rilevanti per le patologie che poi il paziente avrà.
Qui vi riporto una battuta di Bobo Staino sul web, in cui una moglie dice al marito pompiere: “Come devo dirti che non voglio che ti porti il lavoro a casa?”
Questo può essere un altro aspetto su cui possiamo riflettere: quello inerente alle persone che non riescono a vivere con equilibrio la propria vita e hanno la mancanza di alternanza fra i momenti di svago e di rigenerazione e i momenti di tensione e di stress.
Bene, vorrei parlarvi adesso brevemente di quello che è il “Triangolo delle Bermude” dal punto di vista va cardiovascolare.
Per fare ciò, parliamo un attimo di questo: liberarsi dalle emozioni e dalle esperienze limitanti è uno degli scopi della terapia psicologica al paziente infartuato o cardiologico.
Allora, quali sono i tre lati del “triangolo delle bermude cardiologico?”
Come mai le persone arrivano dal punto di vista psicologico ad avere un infarto o ad avere problematiche cardiovascolari?
Perdite, fallimenti e problemi cardiovascolari
Il primo lato del triangolo è questo: le perdite e i fallimenti sono degli innescatori drammatici di malattie cardiovascolari, in particolare di infarto.
Perdita di che cosa? Di una relazione, un divorzio, un lutto, una separazione, un conflitto con un figlio.
Oppure l’andata in pensione con perdita di un’occupazione per via della pensione o di un licenziamento o di una riduzione di organico. Perdendo un ruolo vissuto come rilevante nella propria vita o un ruolo di potere.
O perdite economiche.
Quante persone hanno avuto problemi cardiovascolari dopo che hanno avuto delle perdite, in borsa o a cui gli sono stati sottratti dei soldi o che hanno avuto delle esperienze rovinose dal punto di vista economico?
Non fare abbastanza
Alcune persone hanno la percezione di non riuscire mai a fare abbastanza, di essere troppo oberati. Se voi pensate alle cardiopatie dilatative nelle persone che sperimentano il senso di impotenza, potremmo trovare delle interessanti correlazioni tra certi vissuti, certe azioni di vita e certe patologie che hanno queste persone.
Lo sfinimento
Lo sfinimento, infatti, è il terzo grande polo di questo “triangolo”, di questa mia metafora descrittiva.
Se voi vedete: perdite, fallimenti, non fare abbastanza e sfinimento essi portano necessariamente al dover elaborare correttamente dei traumi.
Il trauma derivante da una perdita, da un lutto o da un divorzio; da un dissesto economico, ecc.
Per far sentire una persona libera dalle emozioni derivanti da questi traumi, che solitamente la persona cerca di dimenticare e spesso consciamente, la dimentica, ma che continua ad agire in modo inosservato.
Un po’ come dire, per usare una metafora, che se un trauma è come dello sporco, della polvere, se noi prendiamo una scopa e scopiamo via lo sporco e la polvere mettendoli sotto il tappeto anziché buttarli in pattumiera, dove verranno eliminati, il tappeto continuerà ad emanare acari della polvere creando nel tempo conseguenze negative e tossicità ambientale.
Lo stesso vale per lo scaricamento di un’emozione, per esempio: del senso di inadeguatezza, del non fare abbastanza, del non riuscire a governare o controllare una situazione e via dicendo.
Mentre, altrettanto, lo sfinimento richiede un cambiamento della persona rispetto alle sfide e agli impegni che ha nella sua vita.
Quindi, in cosa può essere utile soprattutto lo psicologo clinico al cardiologo e ai pazienti che hanno dell malattie coronariche? Soprattutto a far riflettere meglio sui pericoli derivanti dall’adesione a certi stili di vita e al liberarsi di quei traumi e di quelle emozioni che sono pericolose per la salute e dal punto di vista cardiologico.
Il risentimento
Ne cito una per tutte: il risentimento è una delle emozioni più pericolose per la salute.
Il risentimento dal punto di vista psicosomatico è un’emozione che continua a ridondare nel sistema della persona e a portare effetti che poi alla fine creano problemi di varia natura per la salute.
Ci sono degli studi americani di psicosomatica sulle correlazioni, in particolare, tra l’oncologia e il risentimento, che sono veramente drammatici.
Un’altro aspetto di utilità dello psicoterapeuta è far capire quali sono le priorità di vita più importanti. Far comprendere meglio i pericoli che si corrono avendo certi comportamenti, per esempio la sospensione dei farmaci. O continuando a fumare o ad avere certi stili di vita. O certe modalità di alimentazione decisamente poco salutari.
Rendere meno probabili le recidive
Rendere meno probabili le recidive cardiologiche è possibile.
Se si “ripuliscono emozionalmente” quelli che sono gli elementi psicosomatici che sono causa di un infarto, si riducono o si possono anche eliminare le recidive cardiocircolatorie.
Nel caso in cui, invece, non viene fatto nulla di adatt, si può avere anche un’alta probabilità di recidiva, anche se la persona è diligente nel prendere i farmaci.
In particolare, per chi ha avuto un episodio ischemico o un infarto, anche lavorare per superare la paura di poterne avere un altro è un aspetto importante. Perché le persone che hanno avuto un evento cardiovascolare che è stato traumatico, improvviso e privo di segnali anticipatori, l’angoscia di potersi ritrovare nuovamente a rivivere un trattamento cardiologico può essere fonte di grande stress e preoccupazione.
Come aiuto i pazienti a gestire meglio le patologie cardiovascolari
Il Professor Alberto Margonato mi aveva anche chiesto spendere qualche parola, in modo assai sintetico, su come aiuto i pazienti a gestire meglio le patologie cardiovascolari.
Sono 30 anni che faccio lo psicoterapeuta e mi ha sempre interessato trovare dei modi per aiutare le persone a stare meglio velocemente e a poter “cambiare pagina”, se lo vogliono. Oltre a ciò molto mi interessa anche conoscere gli aspetti di psicologia cardiologica e di medicina psicosomatica.
Nella mia attività clinica, prima di tutto faccio un colloquio clinico con i pazienti strutturato con delle domande ben finalizzate al portare in evidenza quelle che sono le cause scatenanti, o le possibili cause, dal punto di vista psicologico ed emotivo della problematica di cui il paziente soffre.
Individuate queste cause, utilizzo varie tecniche specifiche di aiuto e di supporto, tecniche che scaricano e svuotano l’effetto di un trauma o di un emozione negativa. Permettendo alle persone di tenersi l’apprendimento e l’insegnamento derivante da un’esperienza fatta, lasciando però andare le emozioni “pesanti” che derivano da quelle date esperienze, siano esse di rammarico, paura, rabbia, tristezza, depressione, rabbia, ecc.
Lo psicologo clinico quale aiuto può dare?
Ecco, quindi sostanzialmente potrei dire che lo psicologo clinico cosa può fare? Può aiutare a superare determinati eventi o problematiche emozionali.
Ad esempio, ci sono dei dolori e dei dispiaceri che temporaneamente fermano il cuore: se si va incontro ad un evento inaspettato che colpisce, immediatamente si ha una reazione di blocco.
Ci sono poi delle altre emozioni che fanno “inciampare” il cuore, tant’è che le persone hanno tachicardia o sintomi di questo tipo, mentre altre emozioni ancora, bloccano a livello digestivo, a livello intestinale e via dicendo.
Un altro modo di aiutare il cardiologo e i pazienti, è quello di agire aiutando i pazienti ad essere più aderenti ai proprio valori, riscoprendo le proprie passioni e utilizzando meglio le proprie capacità.
Permettendo sostanzialmente, quindi, di avere anche quelle emozioni che ti permettono di sentirti più sereno e felice e di fare delle scelte di vita e relazionali migliori.
Se un paziente sottovaluta o nega certi pericoli o certe problematiche, forse il compito che abbiamo noi che svolgiamo una professione di aiuto verso le persone (cardiologo, nefrologo, psicologo o anche medico di base) è quello di aiutare il paziente ad affrontare quello meglio la sua situazione e le problematiche che può avere. Al fine di poter vivere una vita migliore.
Conclusione del Prof. Alberto Margonato
Grazie Armando. Hai fatto esattamente quello che volevo, credo che questo tuo intervento servirà a farci riflettere tutti.
In effetti devo dire che esiste una sindrome che si chiama Sindrome Tako-Tsubo o Cardiomiopatia di Tako-Tsubo che è proprio una sindrome coronarica acuta, dovuta proprio a uno stress improvviso, fra cui appunto anche la perdita economica il divorzio ecc.
Io credo che se potessimo sempre andare più in profondità, come tu ci hai fatto vedere, potremo migliorare la prognosi.
Ti ringrazio moltissimo Armando e credo che i colleghi rifletteranno sull’importanza di considerare a 360 gradi i fattori di rischio di cui sicuramente quelli di cui hai parlato sono un fattore importante.